L’Inaspettato e Il Tempo, al tempo del covid.
E’ del tutto ovvio affermare che nessuno se lo sarebbe aspettato, che nella propria percezione del futuro non c’era affatto come ipotesi l’arrivo di un evento così micidiale e di tali proporzioni, inoltre nessuno coerentemente sta lì ad aspettare l’inaspettato, quando mai?

Ebbene i dati ci dicono che oggi circa 2,78 miliardi di persone da 49 Stati nel mondo sono soggette a isolamento obbligatorio in casa. E’ un dato surreale, è un inaspettato pazzesco che si è riversato sulla moltitudine e per quante differenze possano esserci nelle condizioni in cui ciascun individuo o famiglia ne affronta le conseguenze, tutti sono stati colpiti dalla stessa medesima freccia.

L’inaspettato è un concetto che ha a che fare col tempo, si dice infatti “quando meno te lo aspetti”.
C’è chi definisce l’attuale stato di clausura come quello degli arresti domiciliari, a me invece fa pensare di più a una sorta di esilio, alla terra straniera che paradossalmente è diventata la propria dimora e non perchè i nostri luoghi siano mutati divenendoci estranei, ma perchè mi sembra sia mutato il tempo; la sua consistenza, se così si può dire, non dipende più dalla sua oggettivazione, dal suo farsi misurare, ma è modellata da una pandemica incertezza assolutamente indedita che lo rende un tempo”altro” e sconosciuto, differente dal tempo dell’attesa a cui siamo di volta in volta abituati.

Le domande sulla sostanzialità del tempo o sulla sua natura relazionale, sulla differenza tra tempo universale e divenire degli accadimenti sono sempre state oggetto di dibattito sia tra i filosofi che tra i fisici. Gli eventi scaturiscono dal tempo preesistente o è il tempo che scaturisce dagli eventi? Si può pensare ad esempio che il tempo esista senza che nulla cambi, senza che vi siano processi del divenire? Ha un inizio? Per caso scorre? E dove? Tempo convenzionale e tempo soggettivo o tempo vissuto , come lo definisce Mikowski , coincidono? Il fisico Carlo Rovelli scrive “Cosa intendiamo in fisica quando parliamo di tempo? Per sapere l’ora, cioè misurare il tempo, possiamo guardare la posizione del Sole nel cielo. Per avere più precisione, guardiamo un orologio. La posizione delle lancette del mio orologio indica il tempo che è passato. Ma come faccio a sapere se il mio orologio misura davvero il tempo “vero”? Beh, lo posso controllare con l’ora esatta diramata da un centro ufficiale, dove c’è un orologio molto preciso. Ma come faccio a sapere se quell’orologio misura il tempo “vero”? Lo confronto con un altro orologio ancora… È chiaro che c’è un problema.

Tutto quello che noi osserviamo sono lancette di orologi, oggetti che si muovono, la posizione del Sole nel cielo… Non vediamo mai “il vero tempo”. Vediamo solo oggetti che si muovono.L’ipotesi che esista un tempo al ritmo del quale danza l’universo, non è un’ipotesi corretta.

La difficoltà di concepire un mondo senza tempo non è diversa dalla difficoltà che hanno avuto i nostri nonni a immaginare la Terra sferica e gli abitanti degli antipodi a testa in giù: la difficoltà è accettare che la nostra esperienza del mondo, dove alto e basso sono gli stessi per tutti, e il tempo scorre uniforme, è limitata.”

La mia impressione è che ciò che chiamiamo il tempo scaturisca dagli eventi e che questi ne determinino la percezione su più piani e che come dice Rovelli non esista un “tempo vero”.

Se si potesse parlare di zone del tempo, e forse si può, mi verrebbe da dire, per facilitare la comprensione, che questo “inaspettato” globalmente condiviso ci ha spostati esiliandoci in una qualche altra “zona del tempo”, sconosciuta. Non ne sappiamo nulla, non ci è familiare e la stiamo subendo o negando.

Ma forse proprio da qui, da questo tempo altro, forse da qui potremmo attingere finalmente a un impensato. A un pensiero impensato, inedito, come un sentiero – una rotta inimmaginati finora. Simonetta Silvestri Raggi