Tradotto da http://psychanalyseparis.blogspot.it/p/tao-te-king-et-psychanalyse-de-la.html
Guy Massat, specialista della topologia dell’inconscio. – Nel mio ufficio a Parigi, vicino al Forum des Halles, metto in relazione il rapporto tra psicoanalisi e l’antico pensiero cinese: “L’inconscio di tutti gli individui è strutturato come la scrittura cinese” Huo Datung – Cina sul divano, Dorian Malovic Interviste con il primo psicanalista cinese,
002)
Le prime due poesie del Tao Te Ching mostrano la differenza tra il linguaggio ordinario e il linguaggio dell’inconscio.
La terza ci introduce alle tre dimensioni del discorso. Situata nel tempo, la parola è costituita come il tempo dai suoi inseparabili passato, presente, futuro. Il numero tre non è casuale ma è il numero di base del taoismo.
Il Tao Te Ching è quindi composto da 81 poesie, tre al quadrato: 3 x 3 x 3 x 3.
Tutti i commentatori cinesi o occidentali non mancano mai di sottolineare questa costruzione.
Parallelamente “i tre” sono fondamentali in psicoanalisi , dalle topiche di Freud “inconscio, preconscio, conscio”, la prima, e la seconda “io, super-io, es”, sino alla triplicità di “reale, immaginario e simbolico” che strutturano la topologia dei nodi di Lacan. In tutti i casi è dal tre che proviene la consistenza di “uno”.
La parola dunque si presenta in tre registri:
1) registro simbolico, utilizzato per comunicare con gli altri e che funziona sul principio di identità.
2) Immaginario che esprimere la particolare percezione del singolo, il registro soggettivo, chiusa su se stesso.
3) il registro del reale, la vera parola, il Tao indispensabile per liberarsi dei vincoli degli altri due, al fine di creare un migliore utilizzo.
E’ la parola non supportata dalla “inanitè sonore”, come dice Mallarmé, che rinnova costantemente i suoi codici. Questa è la parola dell’oscuro, la parola dell’inconscio, la parola del vuoto, come ha spiegato il semiologo Roland Barthes nell’Impero dei Segni. Si tratta di un “verbo senza soggetto, senza attributo e tuttavia transitivo, un atto di conoscenza senza il conoscitore e nessun oggetto conosciuto.”
Questa parola è specificamente designata dalla linea di separazione che disgiunge il significato dal significante nell’algoritmo strutturalista di Ferdinand de Saussure: s / S.
Alcune poesie del Tao Te Ching riguardano una o l’altra di queste tre dimensioni della lingua.
Laozi eccelleva nel fare giocare le distinzioni.
La coppia venerabile di Yin (il buio) e Yang (la luce), rappresenta il primo modo per distinguere il conscio dall’inconscio, dunque si riconosce a Laozi il merito di non confonderli.
L’RSI dell’inconscio non è il RSI del conscio.
La logica dello yin non è la logica dello yang.
Dopo Laozi , alcuni millenni dopo, la psicoanalisi dona la pre-eccellenza alla parola del reale, la parola dell’inconscio, come insegnano Freud e Lacan.
“Trattato della parola e dei suoi poteri” (Dao De Jing).
Prima poesia:
La vera parola non è il discorso ordinario
La parola comune non è la vera parola
Vuoto, è quella con la quale noi chiamiamo l’origine del cielo e della terra
Questo è il motivo per cui di solito non vogliamo contemplare le cose come se fossero miracoli
Noi preferiamo inventare le loro ragioni
Questi due concetti, miracolo e la ragione, hanno la stessa origine e si differenziano solo per nome. Questa origine è chiamata l’Oscuro (inconscio *)
L’Oscuro è la porta di tutte le meraviglie
*Comme dit Freud « A l’ origine tout était ça » (Abrégé de psychanalyse, p.26)